Il colore non solo inteso come abbellimento, ma come protezione. La dottoressa Antonella Damiani, direttrice commerciale di Sidel, ha introdotto il tema, raccontando di come, grazie alla stretta collaborazione con ICA Group, i serramenti Sidel abbiano acquisito maggiore resistenza grazie all’utilizzo di speciali vernici ad alte prestazioni.
IL TEMA DELLA NORMATIVA
La vernice è il vestito della finestra – esordisce la moderatrice dell’incontro Sonia Maritan – e in questo caso è importante raccontare cosa sta dietro a questo caleidoscopico mondo del colore: i nostri relatori parleranno della normativa relativa alla verniciatura, del ciclo di verniciatura e delle prove da effettuare sul processo stesso di verniciatura, delle caratteristiche dei vari film vernicianti, delle normative internazionali e delle garanzie da prestare. È proprio sulla normativa che verterà l’intervento di Claudio Grandoni, ma prima Rinaldo Guagnoni spenderà qualche parola sul rapporto privilegiato tra Sidel e ICA.
«Ringraziamo Sidel – attacca Rinaldo Guagnoni – che è una delle nostre aziende del cuore, con la quale condividiamo l’amore per il legno che oggi sta forse cominciando ad avere una sua rivalsa su altri materiali per il serramento, grazie anche all’affidabilità dei prodotti vernicianti all’acqua. Quindi per noi oggi diventa molto importante lasciarvi un messaggio che vi dia il senso della qualità e della durevolezza della produzione dei prodotti vernicianti all’acqua per il serramento. Noi colorifici del legno oggi stiamo cercando costantemente di trovare delle soluzioni sempre più affidabili e performanti per il legno che oggi è un materiale vincente, rinnovabile e pronto per il futuro».
«Le norme sulla durabilità del legno sono veramente fondamentali non solo per la prestazione nel tempo del materiale base – interviene Claudio Grandoni – ma anche per la durabilità della vernice, perché le due cose si legano in una sorta di sinergia ed è importante parlare del legno, della vernice e del loro rapporto. Come tutti sanno, il legno è un materiale da costruzione speciale, perché a differenza di altri materiali sottrae CO2 dall’atmosfera nel momento in cui cresce e in cui viene utilizzato: la norma europea UNI EN 16449:2014, forse troppo poco conosciuta, ci permette di conoscere quanta CO2 viene sottratta all’atmosfera utilizzando un dato quantitativo di legno. In questo modo si rende concreta l’idea di quanta CO2 viene sottratta all’atmosfera.
Altre norme fondamentali per quanto riguarda il nostro settore sono la EN 350 che classifica i legni in base alla loro durabilità naturale, la UNI EN 355 che prevede cinque classi di biotico, ovvero le zone in cui possono essere installati i manufatti in legno, poi la EN 460 che è un incrocio fra le due norme sopra citate e ci dà un’idea di come dobbiamo trattare il legno. L’ultima norma che citiamo è la UNI EN 11717- 1 rilasciata nel 2018 e specifica per il settore degli infissi (approfondita da Franco Bulian nella rubrica Catas Window Academy dei numeri 35 e 36 di Sistema Serramento).
Va sempre ricordato, quando si parla di durabilità che il tronco di legno si divide in due parti: il durame solitamente più scuro è la parte più nobile ed è quella che viene classificata, mentre la parte più chiara, l’alburno, è generalmente poco durabile per tutte le specie legnose.
La norma EN 350:2016 definisce cinque classi di durabilità: nella Classe 1 definita “molto durabile” troviamo legni nobili (Teak, Iroko) che possono essere lasciati all’esterno anche senza verniciatura, perché per loro natura hanno una elevata resistenza agli attacchi di funghi, di insetti e all’azione della pioggia e del sole; il legno diventa grigio, però mantiene le sue caratteristiche strutturali. La Classe 2 viene definita “durabile” (pensiamo ai diversi tipi di Rovere tra i quali la Quercia). In Classe 3 troviamo il Pino; mentre l’Abete, per esempio, che per il suo contenuto di resina è meno durabile appartiene alla Classe 4. Infine, in Classe 5 abbiamo i legni non durabili, per esempio il Faggio, inadatti per l’uso all’esterno, perché, se lasciati esposti, subiscono un degrado molto veloce. Per tutte queste classi stiamo parlando di durame di legno ma soprattutto di legno non verniciato, quindi con l’intervento della verniciatura noi riusciamo ad alzare la classe di durabilità di qualsiasi legno.
La norma UNI EN 355 definisce invece le classi di rischio: queste ultime sono legate alla presenza di umidità nel legno che subisce l’attacco da parte dei funghi della marcescenza se l’umidità è superiore al 20%. Abbiamo per questo nella Classe 1 un’umidità sempre inferiore al 20%, in questa categoria rientrano essenzialmente i mobili, quindi di legno che si trova negli spazi interni e non è soggetto a umidità, pioggia e quant’altro, mantenendosi a un livello di umidità del 10-12%. In qualche caso, nella Classe 2, abbiamo la possibilità di avere un’umidità superiore al 20%: ad esempio, nel caso di travature dove ci può essere una umidità locale come nella copertura di una cucina in cui si creano i vapori che possono essere assorbiti dal legno; la Classe 3 è quella che ci interessa maggiormente perché riguarda il legno dei serramenti esposto all’esterno che non è a contatto col terreno, però può arrivare a un’umidità superiore al 20%: naturalmente riferendoci in queste classificazioni sempre al legno grezzo. Le Classi 4 e 5 invece riguardano il contatto diretto con il terreno o la vicinanza con l’acqua di mare, ma ovviamente esulano dal contesto di cui trattiamo. Questa norma è uno strumento utile per il progettista, perché in base alla durabilità del legno scelto per il progetto, in base al luogo in cui verrà installato il manufatto gli permette di capire quanto e in che misura sia necessario il trattamento preservante biocida».
«In questo ambito – interviene Rinaldo Guagnoni – vorrei citare come caso particolare l’Accoya, uno dei cavalli di battaglia di Sidel. Un prodotto che in Italia non è molto diffuso, anche perché in questo momento manca il materiale a fronte di una domanda altissima che fa salire alle stelle i prezzi di questo prodotto».
«L’Accoya è un legno trattato – concorda Claudio Grandoni –, attualmente realizzato con il Pino Radiata che si coltiva in Nuova Zelanda, trattato con anidride acetica, una sostanza non pericolosa né per l’uomo né per l’ambiente, ma il suo utilizzo porta a far schizzare in Classe 1, addirittura se ci fosse in Classe O, il legno base. Questo trattamento chimico modifica la struttura della cellulosa e la rende sostanzialmente inerte nei confronti dell’acqua. Nonostante questa refrattarietà all’acqua, l’Accoya si sposa particolarmente bene con le vernici all’acqua di ICA».
«Il processo di trattamento con anidride acetica – sottolinea Rinaldo Guagnoni – elimina anche il glucosio, cosa che non piace ai parassiti del legno che vengono respinti dal contenuto acido».
«La norma UNI EN 11717- 1 rilasciata nel 2018 – Claudio Grandoni riprende la sua disamina – definisce i requisiti che devono avere la preparazione, il legno e le vernici e unisce questi tre aspetti fondamentali per il serramento: queste norme riguardano le porte e le finestre esterne e non le finestre per tetti o i serramenti interni, le porte per autorimesse e i serramenti di materiali diversi dal legno.
La resistenza al degrado di un serramento esterno dipende da diversi fattori: ovviamente dal supporto legnoso utilizzato, dalla caratteristica del progetto, dall’assenza di giunzioni parametrali, dai trattamenti di protezione superficiali e dalle condizioni di esposizione. Tutti questi aspetti assieme determinano poi il degrado del serramento stesso.
Il legno dev’essere classificato a norma e la classe dev’essere non superiore alla Classe 4 e la selezione del legno dev’essere conforme.
Le condizioni costruttive devono mettere in evidenza l’assenza di spigoli vivi in base a un raggio di curvatura definito dalla norma e con l’assenza di superfici orizzontali che possano comportare l’assorbimento dell’umanità da parte del legno di testa. Sono da evitare anche i chiodi a vista che portano a infiltrazioni di vario tipo. La preparazione del legno dev’essere attenta all’eliminazione di irregolarità, la superficie deve essere carteggiata al massimo con grana 180 ed è da evitare in particolare la rusticatura che crea una superficie che assorbe più sporco e può assorbire più umidità e crea una verniciatura non uniforme e per questo non accettata dalla norma.
Per quanto riguarda le vernici il fattore più importante è la trasmittanza della luce per cui il colore deve schermare al minimo la luce del sole ben al di sotto di un certo valore, mentre per quanto riguarda l’opacità, la norma UNI la limita a 20 gloss, e a questa norma dobbiamo attenerci».
Se noi volessimo assecondare la moda del minimale ormai molto diffusa – chiede Sonia Maritan –, le curvature e le pendenze millimetriche richieste dalla norma non pregiudicano il disegno lineare e squadrato del serramento?
«In ogni caso, noi dobbiamo tener conto che va mantenuto il giusto spessore del film di vernice nelle zone critiche – chiarisce Rinaldo Guagnoni – che poi non sono altro che i punti di rottura: è chiaro che più la raggiatura è ad angolo vivo minore è la resistenza del film di vernice. Se noi andiamo a misurarne lo spessore, purtroppo in questi punti troviamo l’inizio del degrado: fare una finestra perfettamente squadrata con angoli retti non è consigliato dalla norma perché il film di vernice non ha la corretta omogeneità di spessore. In soluzioni di questo tipo è meglio, a nostro avviso, ricorrere a materiali alternativi come l’alluminio».
«Per completare questa parte – osserva Claudio Grandoni –, la norma prevede che le vernici per esterno superino un doppio test di invecchiamento, sia naturale sia artificiale, in base alla norma EN 927-3 che ammetta un delta non superiore al 3.4 alla stabilità del colore. Nelle persiane l’ultima stecca in basso dev’essere un po’ sollevata per permettere una completa verniciatura.
Un tema, invece, di estrema importanza è quello della sigillatura delle teste: in pratica dopo tre anni una finestra ben sigillata mantiene la sua estetica, purtroppo è un’operazione manuale che però è assolutamente necessaria».
«Il sigillante che Sidel utilizza serve non solo a migliorare la resistenza alla penetrazione ma anche a migliorare la qualità estetica – aggiunge Rinaldo Guagnoni –, perché con l’utilizzo del sigillante, tutti gli incastri tra montante e traversa sono perfettamente chiusi. Proprio perché l’operazione di montaggio è manuale, il sigillante contribuisce a creare il giusto aspetto estetico».
IL CICLO DI VERNICIATURA
«Il tema dell’applicazione non riguarda mai un singolo prodotto verniciante – precisa Claudio Grandoni – ma una serie di applicazioni che portano al risultato finale: ovviamente il ciclo di verniciatura è legato al legno, perché ogni varietà di legno ha le sue peculiarità, ma dipende anche dagli impianti e ovviamente anche dall’effetto estetico desiderato. Sulla base di queste variabili può essere scelto il ciclo di verniciatura che nella sua versione base è costituito da tre passaggi: il primo passaggio è l’applicazione di un impregnante che serve a colorare il legno, non solo per motivi estetici ma perché, in questo caso, il colore serve a proteggerlo anche dal degrado fisico, perché nell’impregnante sono presenti quantitativi più o meno alti di preservanti. L’impregnante è un prodotto molto fluido che deve penetrare il più possibile nel legno ed essere assorbito con facilità e a livello industriale viene applicato sempre con il sistema flow-coating, un sistema a pioggia, automatizzato, che permette in pochi secondi di impregnare tutto l’infisso e il telaio.
Il secondo passaggio è l’applicazione del fondo che serve a dare pienezza al supporto e a chiuderne i pori. Dev’essere un prodotto facilmente carteggiabile che può essere lavorato per ottenere una superficie perfettamente liscia per accogliere la finitura che è il prodotto più nobile.
Il fondo deve avere una sua elasticità ma nello stesso tempo dev’essere carteggiabile.
L’applicazione finale deve dare l’aspetto estetico voluto e anche protezione, quindi la finitura è decisamente il più importante dei passaggi richiesti. La finitura, nel caso di finitura all’acqua, dev’essere estremamente viscosa e deve garantire una tenuta verticale nell’applicazione anche a spessori importanti.
L’importanza dell’elasticità della vernice per esterni è un aspetto fondamentale, perché la vernice deve accompagnare le variazioni dimensionali del legno: una vernice per esterni subisce degrado soprattutto a causa della luce solare, oltre all’azione combinata dell’ossigeno e della luce (fotoossidazione), e l’effetto dell’acqua e dell’umidità in generale, e ancora l’effetto della temperatura e quello degli agenti inquinanti, perché a un degrado naturale si unisce quello determinato dagli agenti inquinanti emessi dalle attività umane in atmosfera».
LE CERTIFICAZIONI INTERNAZIONALI
«La norma EN 927 è quella determinante per testare la durabilità delle vernici. È articolata in diverse parti – illustra Claudio Grandoni – di cui la prima ha per oggetto l’invecchiamento naturale: i provini vengono esposti con un’inclinazione di 25° verso Sud in modo da captare il più possibile la luce del sole, quindi si controlla nell’arco di due anni il processo di invecchiamento naturale. È chiaro che un test di questa durata è troppo lungo per la ricerca e la messa a punto di un ciclo, quindi utilizziamo per questo macchine propedeutiche a creare condizioni estreme per accelerare il processo di invecchiamento naturale: macchine generatrici di vapore, macchine che emettono raggi UV e sistemi di spruzzo di acqua fredda. Questo test dura 2016 ore, poco meno di tre mesi, e, nel corso di queste dodici settimane, si alternano cicli di irraggiamento UV, cicli di pioggia e cicli di emissione di umidità. Al termine di questo ciclo si valutano i prodotti e le loro prestazioni in termini di adesione, di sollevamento di bolle e, poi, le variazioni di densità e di colore. In base alla norma occorre che al termine della prova il film sia ancora integro con un’ottima adesione al supporto seppure mostrando dei segni di invecchiamento. Altro fatto importante è il comportamento del film di vernice nei confronti dell’umidità: proteggendo il legno dalle macro gocce d’acqua, quindi dalla pioggia, ma permettendo nel contempo di mantenere il passaggio dell’umidità nel legno in giusta quantità, perché il legno continua a scambiare umidità con l’esterno».
«È per questo importante attendere almeno una settimana prima di installare il serramento – precisa Rinaldo Guagnoni –, perché gocciole di umidità emergono sulla superficie: un fenomeno dimostrativo della salute della vernice, non di un suo difetto».
«La resistenza al blocking – Claudio Grandoni prosegue con l’illustrazione dei test – è la capacità dei prodotti vernicianti di incollarsi tra loro: due provini vengono sottoposti a una certa pressione per verificare la capacità di non appiccicarsi tra loro e quindi per evitare che telaio e anta si incollino.
Importante anche il tema dell’elasticità che viene misurata con un apposito strumento denominato dinamometro. Si misura anche la capacità di un film di bloccare i raggi ultravioletti attraverso l’utilizzo di additivi speciali che sono in grado di impedire ai raggi di arrivare al legno; ricordiamo che i raggi ultravioletti sono la parte non visibile dei raggi luminosi, una parte minore ma estremamente dannosa, mentre esistono anche i raggi IR (infrarossi) responsabili della trasmissione del calore.
Le prove effettuate ci dicono anche che il legno è molto sensibile alla luce del sole: bastano poche ore di esposizione ai raggi del sole per indurre modificazioni. Le prove dimostrano che i filtri UV sono fondamentali ma non sono in grado di proteggere totalmente il legno, per questo è necessario aggiungere quanto meno dei coloranti che lo schermano ulteriormente: più proteggiamo il legno più siamo in grado di garantire sia il legno sia la vernice.
Dobbiamo anche ricordare che la componente fondamentale del legno è la cellulosa; ci sono poi delle sostanze che sono quelle cosiddette estrattive, in termini percentuali molto basse, che caratterizzano le varie specie legnose. Si tratta di cere, tannini, resine, polifenoli; alcune di esse, come il tannino, creano non poche problematiche in fase di verniciatura, anzi spesso sono i legni più performanti che creano maggior difficoltà nella fase di verniciatura. Oltre ai tannini abbiamo a che fare nelle specie esotiche con sostanze più oleose che possono creare problemi in un ciclo laccato bianco passando lo strato di laccatura con la loro propria colorazione. Nelle conifere, invece, troviamo una forte presenza di resine.
Il Gruppo ICA è attrezzata internamente con un laboratorio per effettuare molte delle prove rilevanti sia per la formulazione di prodotti vernicianti sia per la messa a punto di cicli di verniciatura, ma per disporre di una certificazione terza si appoggia a laboratori esterni».
«Noi dal 2003 – aggiunge Rinaldo Guagnoni – abbiamo iniziato un progetto denominato “Arborea Sun” che ha nel suo DNA il fatto di ragionare fuori dagli schemi: abbiamo abbracciato la filosofia di allargare gli orizzonti dei laboratori utilizzati, tra cui uno americano molto importante, ma nello stesso tempo abbiamo cominciato a valutare gli stessi provini nei diversi angoli del mondo in zone freddissime come l’Ontario, dove abbiamo un nostro distributore, fino a Pachino in Sicilia, poi a Dubai perché è una zona in cui l’esposizione alla luce solare è molto più forte rispetto alle altre zone. Questo ci permette di valutare meglio le caratteristiche del film di vernice».
«Sono importanti non solo le temperature – chiarisce Claudio Grandoni – ma anche le altitudini, : abbiamo posizionato un nucleo di prova sulla Marmolada per valutare un’esposizione estrema ai raggi UV».
Quanto sono stati importanti questi progressi – domanda Sonia Maritan – in termini prestazionali rispetto a vent’anni fa?
«La resina è il componente principale del formulato – risponde Claudio Grandoni – e la selezione sul mercato delle resine più adatte per le vernici per esterni è il punto principale e quelle che abbiamo selezionato sono rimaste tali, certo rispetto ai prodotti all’acqua dei primi anni Novanta c’è stato veramente un salto enorme. Poi, negli anni, abbiamo lavorato molto con gli additivi i quali danno quel 10% in più con la loro aggiunta per arrivare a un 100% di qualità. È importante però anche il ciclo, perché nessun prodotto può dare il meglio se non è applicato nel modo migliore. È stato cruciale anche il progresso nella formulazione delle vernici ad acqua, arrivando al giusto equilibrio tra i vari elementi che costituivano il ciclo ad acqua tra il 2000 e il 2001».
«Anche il fatto di affidarsi a laboratori esterni – rileva Rinaldo Guagnoni – ci permette di valutare il valore del test, investire in test è fondamentale per noi, il Q-Track ci è servito a far capire l’azione del sole sul film di vernice attraverso l’applicazione di energia pura».
LE GARANZIE DI ICA
«Noi abbiamo ristrutturato la nostra garanzia tradizionale in base alla norma UNI EN 11717 – illustra Rinaldo Guagnoni – che è stata per noi una vera rivoluzione, perché molto spesso quando si parla di garanzie sui prodotti vernicianti c’è l’abitudine di parlare in “commercialese”, noi invece abbiamo cercato di essere fortemente oggettivi e seri.
Nel momento in cui forniamo delle vernici noi andiamo subito a definire l’oggetto delle nostre garanzie convenzionali. Quello che degrada il film di vernice è il distacco dal corpo legnoso, quindi noi dobbiamo garantire come difetto le bolle, i distacchi e gli scuoiamenti del film di vernice come i tre punti fondamentali per la durabilità: dobbiamo garantire che il film di vernice non porti a questi difetti. Ovviamente si deve trattare di serramenti di nuova costruzione e devono essere riconducibili all’utilizzo del nostro prodotto verniciante, comprendendo, a distanza di anni, anche se le cose sono state fatte in modo corretto.
Ovviamente noi mettiamo subito in chiaro quali sono gli aspetti non coperti dalla garanzia, come ad esempio la fuoriuscita di estrattivi come i tannini che sono naturali nel legno. Altro difetto che va monitorato preventivamente è la presenza dei nodi, ben regolata peraltro dalla norma UNI EN 11717, che non possono essere riconosciuti come difetto. La norma non ammette neanche errori di essiccazione o di taglio, ristagni d’acqua derivanti da difetti di progettazione o di raggi non ammessi dalla norma, serramenti installati precedentemente alla chiusura del cantiere, agenti inquinanti per fuoriuscite, agenti atmosferici, oltre alle normali prassi di esclusione di responsabilità per tumulti, eventi bellici eccetera.
La norma dice che oltre i 1600 metri di altezza o a 200 metri o meno di distanza dal mare la vernice non è garantibile: oggi arriva la richiesta di verniciare degli infissi sul mare, qui devono essere messi a punto dei cicli ad hoc. Il legno si gonfia in presenza del mare ma si ritira oltre i 1600 metri di altezza: il micromovimento del legno non va d’accordo in questi casi con il micromovimento del film di vernice e sappiamo che in questi casi possono verificarsi delle rotture del film di vernice. Proprio per questo andiamo a sperimentare in climi e in altitudini estremi il comportamento del legno e della vernice, in modo di poter prendere determinati impegni e aumentare la garanzia sul prodotto verniciante.
Teniamo conto infine, non solo delle caratteristiche del legno, ma anche della sua attitudine a ricevere la vernice che incide pesantemente sulla capacità di fornire garanzia e sulla sua durata.
Gli impegni sono presi da ICA in maniera seria e completa, ma c’è anche una responsabilità da parte del venditore che deve informare l’acquirente di fare pulizia, mantenere il legno pulito e utilizzare rigeneranti opportuni».
IL SISTEMA DI GARANZIA ON-LINE DI SIDEL
«Dare la garanzia sul prodotto – spiega in conclusione Antonella Damiani – rientra anche in un ampio sistema di certificazioni quale è quello della marcatura CE che prevede requisiti precisi e richiama anche un discorso di gestione del sistema di qualità. Questo sistema ISO 9000 che Sidel ha recepito ormai dal 2000 sostanzialmente richiama due fattori importanti che sono la rintracciabilità del prodotto e della manutenzione.
Il sistema Sidel molto innovativo, che è partito da un sistema cartaceo molto strutturato per arrivare a un sistema molto evoluto, che prevede una digitalizzazione del percorso, per ogni commessa, che consiste nel dare il resoconto di un prodotto straordinario che dev’essere semplicemente pulito con il prodotto specifico ICA fornito da Sidel (non manutenuto)!
Il tutto è ottenibile in rete con una serie di passaggi semplici e rapidi precisamente indicati nel sito di Sidel. Le risposte verranno poi monitorate dal customer service di Sidel con un sistema ben collaudato. Già oggi – ma ancora più in prospettiva – questo sistema costituisce un dialogo costante tra utente finale e fornitore».